CARAIBI E PIRATI, VEDIAMO DOVE NASCE IL DISTILLATO DI CANNA DA ZUCCHERO.
Il Rum è il distillato tipico della zona caraibica, che la maggior parte di noi associano ai famigerati pirati o corsari.
Questo famoso distillato proviene dalla canna da zucchero, che originariamente era presente per lo più in Asia tropicale (India e Filippine), dove veniva prodotto già un’acquavite di nome Arrack o Arack. Dunque la paternità di questo distillato appartiene a queste popolazioni, che lo producevano già nel primo millennio.
La canna da zucchero arriva nei Caraibi grazie a Cristoforo Colombo, dove trova un habitat ideale e cosi prolifera fino a diventare la spina dorsale dell’economia locale di questo paese.
La prima notizia ufficiosa della distillazione del rum risale intorno al 1500, circa un secolo dopo l’approdo dei spagnoli e della canna da zucchero nei Caraibi. Fu un frate spagnolo il primo a produrre a Cuba un distillato da succo di canna da zucchero, anche se gli inglesi reclamano una produzione di tale acquavite su un’isola delle Barbados, presso la distilleria Mount Gay fondata nel 1703, ma già attiva almeno da un secolo.
Nel 1600, invece, il frate francese Jean Baptiste Labat produsse a Martinica la prima acquavite di canna da zucchero utilizzando un alambicco originario di Cognac. Il frate dominicano fu un famoso dottore in matematica dell’Università di Nancy, che ad un certo punto della sua vita abbandonò la prestigiosa carriera per dedicarsi alla vita da missionario.
Più nello specifico Padre Labat arrivò in Martinica nel 1694 dove gli venne affidata la parrocchia di Macouba e dove ottimizzò la produzione di zucchero e migliorò i processi di produzione di questa acquavite, importando alambicchi di Charente progettati per lo sviluppo dell’ “acqua ardente”, antenata del Cognac.
«L’Eau-de-Vie qu’on tire des Cannes est appelée Guildive. Les Sauvages et les Negres l’appellent ‘Taffia’, elle est très forte, & a une odeur désagréable, & de l’acreté à peu près comme l’Eau-de-Vie de grain, qu’on a de la peine à lui ôter.»
Il frate affermava, nel suo famoso scritto “Nuovo viaggio verso le isole della Francia”, che l’acquavite prodotta dalla canna da zucchero si chiamasse Guildive, ma la schiavitù la chiamava Taffia, ed è così forte da generare un odore sgradevole, come l’acidità dell’acquavite prodotta dal grano.
Il nome Rum, comunque, ha origine da due parole: Rumullon che in spagnolo significa frastuono e Saccarum, nome botanico dato dai romani alla materia prima da cui deriva il prodotto.
Il Rum si diffuse molto velocemente, soprattutto sul territorio, dove le popolazioni locali ne facevano molto uso. Molto più avanti durante il proibizionismo i bar, sprovvisti di bourbon, importavano clandestinamente il prodotto grazie ai mitici rum runner, i quali sfidavano la Guardia Costiera per rifornire i famosi “speakeasy”. Durante questo periodo nacquero moltissimi cocktail a base di rum e finito il proibizionismo nacque così la Tiki Era, ma avremo modo di parlarne.
Questo distillato fu talmente apprezzato che negli anni ’40 The Andrew Sister scrissero la famosa canzone “Rum e Coca Cola” e negli anni ’50 fu Hemingway a consacrare in maniera definitiva il rum durante la sua permanenza a Cuba.
Il Rum che sia dark o silver, agricolo o industrale, rimane un distillato molto apprezzato, accompagnato con cioccolato e sigari ancora meglio, ma attenzione non attaccatevi direttamente alla ‘boccia’, poi fate la fine di Jack Sparrow.
L.P.