LA STORIA DEL GIN, VEDIAMO DOVE NASCE LA FAMOSA ACQUAVITE DI GINEPRO.
La parola gin richiama, subito, alla mente la parola ginepro.
Il ginepro è una pianta aghiforme che cresce in un clima temperato freddo, con delle stupende bacche, ci sono più di 65 tipi ed è diffuso in tutto il mondo. Questa conifera è molto apprezzata in ambito medicale e in cucina, dalla medicina nascono proprio i primi gin.
Le bacche del ginepro erano usate nel mondo primitivo per nutrirsi, nel celebre Egitto venivano usate per l’imbalsamatura, nel periodo più buio, ovvero il Medioevo, si conoscevano le sue doti curative per lo stomaco e in Italia nel XI secolo nasceva un cordiale a base di acquavite e ginepro, prodotto nelle scuole di medicina monastica.
I proto-gin, ovvero un misto di bacche di ginepro e alcool, sono molti. Inizierei dal proto-gin di Plinio il Vecchio, che scrisse nel 77-79 d.C. il suo capolavoro Naturalis Historia che tratta di botanica, astronomia e medicina. Nel libro 24 si nota qualcosa che somiglia, lontanamente, al gin: “[Il ginepro] è prescritto per convulsioni, ernie, coliche intestinali, affezioni uterine e sciatica in dose di quattro bacche nel vino bianco o in forma di decotto di venti bacche nel vino”.
Questo decotto può considerarsi un lontano parente del gin, ma comunque il primo proto-gin che deriva da una distillazione di vino e infuso poi in bacche di ginepro, come accennato, si produceva in Italia, più precisamente nei meandri di Salerno. In una raccolta di trattati del 1055, il Compendium Salernita, si parla del distillato, difatti sulle colline nei paraggi di Salerno prosperavano piante di ginepro che venivano utilizzate negli alambicchi di monaci e farmacisti.
Intorno la metà del 1200 Papa Giovani XXI, nel trattato sulla cura degli occhi, il Liberis de Oculis, citò un altro pseudo gin fatto con vari ‘botanicals’ (erbe e spezie usate per aromatizzare il gin), definito ‘acqua degli occhi’.
“Prolunga lo stato di buona salute, disperde gli umori superflui, rianima il cuore e mantiene giovani.”
Questo affermava Arnaldo da Villanova, famoso medico e scrittore catalano, che consigliò l’utilizzo dell’acqua vitae al di fuori dell’ambito medicale, ma comunque il consumo di cordiali si diffuse molto durante la peste nera nel XV secolo.
Nel corso del XVII secolo, invece in Olanda, un farmacista preparò un’efficace ricetta diuretica a base di bacche di ginepro infuse in alcol, che chiamò jenever.
La Prima menzione vera e propria del gin risale al medico di Anversa Philippus Hermanni, che menzionò nel suo libro A Constelijck Distileerboec del 1552 l’Acqua juniperi. Tutto questo accadde 98 anni prima del suo collega Franciscus Sylvius, considerato l’inventore del gin, con il suo genoa.
Questa bevanda arrivò anche in Inghilterra, grazie alla Guerra dei Trent’anni, combattuta tra inglesi e olandesi. I soldati anglosassoni tornarono in patria con il ‘Ducht courage’ (coraggio olandese), così impararono a conoscere il gin.
Tra il XVII e il XVIII secolo, in piena rivoluzione industriale, gli inglesi iniziarono a produrre un’acquavite simile al jenever olandese, inventando una tecnica che prende il nome di London Dry Gin, che oggi conosciamo molto bene, metodo per ottenere un gin particolarmente secco, aromatico e resinoso.
Londo Dry Gin, Plymouth Gin, Old Tom Gin, Sloe Gin, Jenever, ovviamente le tecniche di preparazione del gin sono molte, ma di questo è un altro discorso.
L.P.